martedì 13 dicembre 2011

Basta poco....

I ripetuti traslochi della mia famiglia non hanno consentito di serbare molti ricordi in soffitta, ma oggi ho potuto ugualmente provare anch’io l’emozione di chi ritrova un vecchio giocattolo tra  le personali testimonianze d’un tempo.

Il mio collega dell’ultimo piano sta, fortunato lui, per andare in pensione a giorni.
La macchina da scrivere elettronica in dotazione al mio ufficio non dà più segni di vita da...una vita e certe cartelline di cartoncino  non permettono stampe moderne.
Idea !
Uno che di questi tempi riesce a raggiungere la pensione, potrà forse negare un favore ad una “giovane” collega che ci potrà andare solo in un futuro lontanissimo, oggi quasi irraggiungibile?
La domanda è retorica, ovvio.
Chiedete vi sarà dato, recita l’adagio; detto, fatto !
Ebbene, ce l’ho fatta; ho ottenuto l’uso, facendola riemergere da sotto chili di pratiche accatastale sopra dal suddetto ragioniere,  dell’impolverata  macchina da scrivere Olivetti editor 4, risalente ai primi anni ’70 del secolo scorso!! E perfino senza dover insistere.
Vista e piaciuta.
Nella mia mente compare all’istante  una nostalgica immagine.
“Chi è che scrive nel cuore della notte, come nei film anni 50, tenendo svegli vicini e coinquilini? Cos'è quell'antico sferragliare di tasti e carrello, quel tic tac  monocorde che riporta la mente ed il cuore ai tempi cupi in cui si consumavano alberi a risme anziché virtuali valanghe di bit?”
Con questa visione in testa scendo la prima rampa delle ripide scale del Municipio tenendo in braccio, come fosse un nipotino, il fatidico storico apparecchio. A metà strada arriva provvidenzialmente in “soccorso” il mio capo, felice quanto me, che sfilandola dal mio abbraccio, di gran lena, imprecando per la mancanza di bombolette d’aria compressa,  comincia subito le indispensabili operazioni di pulizia.
Dopo qualche minuto eccola,  posata sul tavolino “dattilo” dell’ufficio anagrafe, il mio, che si fa ammirare in tutto il suo splendore.
Bella  è ancora bella,  ha una sua personalità,  e quel velo d’antan ci fa accumunare, penso.
E poi la prima macchina da scrivere, non si dimentica facilmente, ed è con lei che ho cominciato la mia "carriera" quando negli uffici non c'erano ancora i pc. (sic, sigh ...)
Alla prova dei fatti però, la delusione si insinua amaramente. Non c’è modo di farla partire, non ne vuole proprio sapere a quanto pare. Provo io, prova il collega,  entrambi col medesimo deludente  risultato. Niente. La spina è infilata bene nella ciabatta sotto il tavolo, inutile provare ancora. Che rabbia, proprio adesso che l’abbiamo ripulita così a modo, uffa !
Il mio baldo compagno d’ufficio ha ora un guizzo repentino e si precipita in archivio,  tornando poco dopo  con un cavo recuperato da una macchina da scrivere simile, ma defunta in passato senza possibilità di trovare i ricambi per rianimarla.
Quei pochi secondi necessari per pulirla dalla polvere sono lunghissimi…il tempo sembra sospeso.
Ora riproviamo…

FUNZIONAAAAAAAAAAAAAAAAAA  !!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ta ta ta ta ta ta ta ta tattttaaaaatttààààààà oggi è una musica che  fa giusto rima con felicità.

È proprio vero, a volte mi basta così poco per sorridere beata ed essere contenta!
Raggiungere la piena soddisfazione di un desiderio, per quanto piccolo, per me ha un  valore prezioso, e me lo godo.

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