giovedì 15 dicembre 2011

Posso dirti una cosa da bambino?



Nulla da aggiungere a questo capolavoro se non  il testo. 
Meraviglioso.


 Vivere la vita è una cosa veramente grossa
C’è tutto il mondo tra la culla e la fossa
Sei partito da un piccolo porto
Dove la sete era tanta e il fiasco era corto
E adesso vivi….
Perché non avrei niente di meglio da fare
finchè non sarai morto
La vita è la più grande ubriacatura
Mentre stai bevendo intorno a te tutto gira
E incontri un sacco di gente
Ma quando passerà non ti ricorderai più niente
Ma non avere paura, qualcun’ altro si ricorderà di te
Ma la questione è…Perché???
Perché ha qualcosa che gli hai regalato
Oppure avevi un debito…e non l’hai pagato???
Non c’è cosa peggiore del talento sprecato
Non c’è cosa più triste di una padre che non ha amato…

Vivere la vita è come fare un grosso girotondo
C’è il momento di stare sù e quello di cadere giù nel fondo
E allora avrai paura
Perché a quella notte non eri pronto
Al mattino ti rialzerai sulle tue gambe
E sarai l’uomo più forte del mondo
Lei si truccava forte per nascondere un dolore
Lui si infilava le dita in gola….per vedere se veramente aveva un cuore
Poi quello che non aveva fatto la società l’ha fatto l’amore…
Guardali adesso come camminano leggeri senza un cognome….

Puoi cambiare camicia se ne hai voglia
E se hai fiducia puoi cambiare scarpe…
Se hai scarpe nuove puoi cambiare strada
E cambiando strada puoi cambiare idee
E con le idee puoi cambiare il mondo…
Ma il mondo non cambia spesso
Allora la tua vera Rivoluzione sarà cambiare tè stesso
Eccoti sulla tua barchetta di giornale che sfidi le onde della radiotelevisione
Eccoti lungo la statale…che dai un bel pugno a uno sfruttatore
Eccoti nel tuo monolocale… che scrivi una canzone
Eccoti in guerra nel deserto che stai per disertare
E ora…eccoti sul letto che non ti vuoi più alzare…
E ti lamenti dei Governi e della crisi generale…

Posso dirti una cosa da bambino???
Esci di casa! Sorridi!! Respira forte!!!
Sei vivo!!!…cretino….

martedì 13 dicembre 2011

Basta poco....

I ripetuti traslochi della mia famiglia non hanno consentito di serbare molti ricordi in soffitta, ma oggi ho potuto ugualmente provare anch’io l’emozione di chi ritrova un vecchio giocattolo tra  le personali testimonianze d’un tempo.

Il mio collega dell’ultimo piano sta, fortunato lui, per andare in pensione a giorni.
La macchina da scrivere elettronica in dotazione al mio ufficio non dà più segni di vita da...una vita e certe cartelline di cartoncino  non permettono stampe moderne.
Idea !
Uno che di questi tempi riesce a raggiungere la pensione, potrà forse negare un favore ad una “giovane” collega che ci potrà andare solo in un futuro lontanissimo, oggi quasi irraggiungibile?
La domanda è retorica, ovvio.
Chiedete vi sarà dato, recita l’adagio; detto, fatto !
Ebbene, ce l’ho fatta; ho ottenuto l’uso, facendola riemergere da sotto chili di pratiche accatastale sopra dal suddetto ragioniere,  dell’impolverata  macchina da scrivere Olivetti editor 4, risalente ai primi anni ’70 del secolo scorso!! E perfino senza dover insistere.
Vista e piaciuta.
Nella mia mente compare all’istante  una nostalgica immagine.
“Chi è che scrive nel cuore della notte, come nei film anni 50, tenendo svegli vicini e coinquilini? Cos'è quell'antico sferragliare di tasti e carrello, quel tic tac  monocorde che riporta la mente ed il cuore ai tempi cupi in cui si consumavano alberi a risme anziché virtuali valanghe di bit?”
Con questa visione in testa scendo la prima rampa delle ripide scale del Municipio tenendo in braccio, come fosse un nipotino, il fatidico storico apparecchio. A metà strada arriva provvidenzialmente in “soccorso” il mio capo, felice quanto me, che sfilandola dal mio abbraccio, di gran lena, imprecando per la mancanza di bombolette d’aria compressa,  comincia subito le indispensabili operazioni di pulizia.
Dopo qualche minuto eccola,  posata sul tavolino “dattilo” dell’ufficio anagrafe, il mio, che si fa ammirare in tutto il suo splendore.
Bella  è ancora bella,  ha una sua personalità,  e quel velo d’antan ci fa accumunare, penso.
E poi la prima macchina da scrivere, non si dimentica facilmente, ed è con lei che ho cominciato la mia "carriera" quando negli uffici non c'erano ancora i pc. (sic, sigh ...)
Alla prova dei fatti però, la delusione si insinua amaramente. Non c’è modo di farla partire, non ne vuole proprio sapere a quanto pare. Provo io, prova il collega,  entrambi col medesimo deludente  risultato. Niente. La spina è infilata bene nella ciabatta sotto il tavolo, inutile provare ancora. Che rabbia, proprio adesso che l’abbiamo ripulita così a modo, uffa !
Il mio baldo compagno d’ufficio ha ora un guizzo repentino e si precipita in archivio,  tornando poco dopo  con un cavo recuperato da una macchina da scrivere simile, ma defunta in passato senza possibilità di trovare i ricambi per rianimarla.
Quei pochi secondi necessari per pulirla dalla polvere sono lunghissimi…il tempo sembra sospeso.
Ora riproviamo…

FUNZIONAAAAAAAAAAAAAAAAAA  !!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ta ta ta ta ta ta ta ta tattttaaaaatttààààààà oggi è una musica che  fa giusto rima con felicità.

È proprio vero, a volte mi basta così poco per sorridere beata ed essere contenta!
Raggiungere la piena soddisfazione di un desiderio, per quanto piccolo, per me ha un  valore prezioso, e me lo godo.

sabato 10 dicembre 2011

Saggezza moldava

Capita talvolta che, per il mio lavoro, assista ai matrimoni civili.
Non vi è dubbio che i miei preferiti siano quelli dove almeno uno dei due sposi non sia italiano.
Mi arricchisce vedere usanze diverse, il modo di ciascuno di vivere il matrimonio, sentire i commenti degli invitati.

Oggi. Lui italiano, lei moldava.

Alla fine della cerimonia, durante il brindisi, una signora tra le invitate ha chiesto allo sposo:
Sai perchè le spose si vestono di bianco? Perchè il bianco esprime la loro gioia ! E sai perchè l'uomo si veste di nero? perchè l'uomo, in fondo in fondo, non è mai davvero felice di sposarsi !
Ma che dice? Ho pensato...
Ho dovuto però ricredermi immediatamente alla declamazione del  secondo proverbio moldavo:
Un uomo per vivere bene non può stare senza una donna,
una donna per vivere bene con un uomo
ha bisogno di molte amiche !
Non ho potuto che convenire con tutte le donne presenti quanto questo sia sacrosanto a tutte le latitudini.

sabato 5 novembre 2011

L' amicizia è come il sole. Se tu vuoi un amico addomesticami.


Quando trovi degli amici che pensano proprio quel che pensi tu e se hanno un'opinione diversa dalla tua ti migliorano, quando a stare in loro compagnia ti senti così euforico che ti pare di avere ancora quindici anni col vantaggio di non avere i brufoli e i problemi dell'adolescenza, allora ti senti così ricco e pieno di gratidudine da vedere le cose di ogni giorno con un'insperata fiducia e serenità.
Fai il pieno di risate e buoni pensieri e ne fai tesoro imparando a farteli durare fino al prossimo incontro custodendone sorridendo il ricordo.
Da IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint-Exupery
In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, " sei molto carino…"
"Sono la volpe", disse la volpe.
" Vieni a giocare con me", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa ", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Non sei di queste parti, tu", disse la volpe" che cosa cerchi?"
" Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Gli uomini" disse la volpe" hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?"
"No", disse il piccolo principe. " Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?"
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
" Comincio a capire", disse il piccolo principe. " C'è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…"
"E' possibile", disse la volpe "capita di tutto sulla terra…"
"Oh! Non è sulla terra", disse il piccolo principe. La volpe sembrò perplessa:
" Su un altro pianeta?"
" Sì"
" Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
" No"
" Questo mi interessa! E delle galline?"
" No"
" Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
" La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me .Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita, sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore …..addomesticami", disse.
" Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però.
Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
" Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
" Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
" Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
" In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
" Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
" Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
" Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
" Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
" E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "…Piangerò".
" La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
" E' vero", disse la volpe.
" Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
" E' certo", disse la volpe.
" Ma allora che ci guadagni?"
" Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".
soggiunse:
" Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo".
"Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse.
" Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
" Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa" E ritornò dalla volpe.
" Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
" L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
" E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
" Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
" Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo
.


martedì 1 novembre 2011

Ritorno all'ora solare e al podcast del corso di francese

Ho voglia di tornare a Parigi, città che da sempre m'incanta e un'accesa voglia di stare qualche ora con mio figlio, novello emigrante del nordest,  che mi raggiungerebbe in treno dalla bella Bordeaux.
Per una minima autonomia desidero perciò franceseggiare alquanto, ed apprendere la lingua d'oltralpe in mp3, mentre mi arrendo ai lavori casalinghi,  è davvero una gran bella comodità.
Al lavoro !
Comincio dunque con un'insolita energia, sia a pulire che ad apprendere quando...nelle "scenette" di dialogo, con un certo sarcasmo nonchè mio stupore e disappunto, si fa riferimento a monsiuer Berlusconì.
NOOOOOOOOOO, ANCHE QUI ????? Facile immaginare con quali argomenti...che tristezza, a quanto pare il messaggio "via il valore, evviva il prezzo" è quindi arrivato davvero ovunque.
L'andamento della mia giornata imbocca la via di una stizzosa indignata velata tristezza.