sabato 1 settembre 2012

quando eravamo vivi


Giorno 245, mese nono, del primo anno della disfida di "e-podismo".

Circuito urbano digestivo dopo cena.
Niente di particolare nel panorama di stasera, non si vedono nè luna nè stelle e camminando veloce ( sì vabbè..) contro un leggero vento frescolino, non trovo un cane.
Però un gatto sì, e nero per giunta,  che mi attaversa la strada quando sono al giro di boa del mio abituale percorso. Si ferma sul ciglio della strada e mi scruta. Io provo a sostenere il suo sguardo felino (embè..) inducendolo a fare dietro front sì da annullare il suo passaggio iettatore,  ma niente...
Proseguo senza fermarmi, io.
Mi si accendono d'un lampo i ricordi di bambina quando a quest'ora la Rosina, una pia donna badante antelitteram del nonno, diventa una di famiglia "ad honorem",  mi metteva a dormire.
Dopo una sequela di preghiere e giaculatorie che mi pareva  infinita, durante le quali spesso sonnecchiavo, al segno di croce finale, miracolo,  mi ringalluzzivo pimpante perchè...era ora della storia!!!
Cara, cara Rosina, quante ne sapevi. Eri il mio juke box, bastava accennare il titolo scelto e tu attaccavi appassionata il racconto. Le tue preferite ovviamente erano le narrazioni a sfondo religioso con Gesù e San Pietro o i racconti di Giuseppe e le piaghe d'Egitto. Oppure narravi  il Nanon Nanon (nano o gigante ancora non so), I "trabicoli trabacoli",  una storia onomatopeica esilarante che narrava di un improbabile spegnimento d'incendio, ritrovata 4o anni dopo nella variante "Tetricole tetracole" - storia  preferita del mio amico scrittore messicano Eduardo, che ha destato in lui la voglia di narrare -
Spesso raccontavi storie paurose..."quando eravamo vivi passeggiavamo per sti cortivi, adesso che siamo morti passeggiamo per sti orti...varda varda su su quel figo me par de veder un uomo vivo, a pian a pian ghe meteron le man...", ma anche le storie divertenti di Bertoldo e "de quei da Ton".
Avventure vere (?) coi briganti dai neri mantelli, incontrati sul far del giorno andando alla messa a San Gregorio a Valdobbiadene.
Ma quella che mi faceva più paura, la mia preferita, era quella del gatto nero, che nei tuoi racconti impersonava il demonio e per quante volte lo mettessero fuori di casa lui riusciva sempre ad entrare finchè solo col getto dell'acqua santa e la visione del crocifisso,  finalmente si dematerializzava.
Quanti segni di croce sotto le coperte svegliandomi dai cupi incubi !
Quanto ci siamo volute bene.

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